Strategia diagnostica, preventiva, terapeutica dopo puntura d’imenotteri
Le reazioni alle punture di Imenotteri possono essere molto gravi ed in alcuni casi anche mortali se non viene effettuato un tempestivo intervento. È quindi indispensabile che la persona che ha avuto una reazione generalizzata o una reazione locale estesa si rivolga ad un centro allergologico specializzato per impostare una corretta diagnosi e quindi, in base alla gravità della reazione riportata ed al grado di rischio del soggetto, stabilire la strategia preventivo-terapeutica.
La diagnosi si basa:
sulla storia clinica riportata dal soggetto (riconoscimento dell’insetto pungitore, numero di punture, tipo di sintomi, latenza di tempo tra puntura ed inizio dei sintomi)
sui test cutanei e di laboratorio per accertare l’esistenza di un’allergia IgE-mediata. I test cutanei con estratti purificati di veleno d’imenotteri (prick test e test intradermici) costituiscono la principale prova della sensibilizzazione al veleno di Imenotteri. Vanno eseguiti non prima di 2-4 settimane dalla puntura presso Centri Allergologici Specializzati.
La ricerca nel siero delle IgE specifiche per il veleno di Imenotteri non è sufficiente da sola ai fini della diagnosi e soprattutto della scelta del veleno per l’immunoterapia specifica.
In casi selezionati verrà consigliata l’immunoterapia con estratti purificati di veleno. L’immunoterapia è l’unico trattamento in grado di garantire una protezione completa in caso di nuova puntura, permettendo al paziente allergico al veleno di Imenotteri di condurre una vita normale. L’immunoterapia specifica con veleno di Imenotteri è protettiva nel 95-98% dei pazienti trattati.
L’immunoterapia specifica è indicata nei pazienti con test diagnostici positivi che hanno presentato:
Reazioni allergiche generalizzate gravi (grado III e IV).
Reazioni allergiche generalizzate di grado lieve/moderato (grado I e II) se si tratta di soggetti ad alto rischio di esposizione o che abbiano riportato reazioni ripetute ed ingravescenti o che abbiano subito un grave deterioramento della “qualità della vita” a causa di un vero e proprio terrore di essere ripunti.
L’immunoterapia specifica non viene eseguita in caso di reazione locale estesa o di reazioni inusuali.
L’immunoterapia consiste nell’iniezione sottocutanea di veleno in dosi crescenti per stimolare i meccanismi protettivi dell’organismo contro gli effetti di ulteriori punture; può essere condotta con modalità convenzionali o secondo uno schema di tipo rapido (rush therapy). Una volta raggiunta la dose di mantenimento di 100 microgrammi di estratto la terapia viene continuata con un intervallo crescente (da 1 a 6 settimane) tra le somministrazioni, per almeno 5 anni. L’immunoterapia con veleno di Imenotteri, per il rischio di reazioni, deve essere sempre eseguita in ambiente ospedaliero adeguatamente attrezzato e da personale esperto.
Tutti i soggetti con accertata allergia al veleno d’Imenotteri, anche quelli che hanno avuto reazioni locali estese, devono sempre portare con sé un preparato a base di adrenalina per autosomministrazione (Fastjekt® Merck, in Italia; EpiPen in alcuni paesi esteri) da impiegare prontamente in caso di precoce comparsa di sintomi gravi, e cioè:
edema della glottide (sensazione di costrizione alla base della lingua con difficoltà a deglutire, cambio del tono di voce o difficoltà a respirare)
sintomi cardiovascolari (disturbi della vista, vertigini, calo della pressione)
asma (tosse, sibili espiratori, difficoltà a respirare)
angioedema viscerale (forti dolori a livello gastrico e/o addominale, vomito, diarrea).
L’autoiniettore di adrenalina permette di somministrare il farmaco per via intramuscolare/sottocutanea nel giro di pochi secondi, anche a chi non ha dimestichezza con l’uso di siringhe e fiale ed è magari molto agitato. Non è necessario che venga tenuto in frigorifero: anzi deve essere sempre portato con sé e non deve essere lasciato in automobile, soprattutto al sole.
L’adrenalina è l’unico farmaco in grado di agire tempestivamente come un potente antiallergico in tutti i casi di improvvisa e generalizzata reazione allergica (“reazione anafilattica”) di qualsiasi origine; quanto prima viene somministrata, alla comparsa dei primi sintomi, tanto maggiore ne è l’efficacia. Cortisonici ed antistaminici, anche se somministrati endovena, non agiscono abbastanza velocemente. La tachicardia è un effetto collaterale normale e di breve durata.
Dopo l’autosomministrazione dell’adrenalina il soggetto deve comunque ricorrere ad un pronto soccorso o guardia medica, perché l’adrenalina ha un’azione rapida ma anche di breve durata.
In rari casi di aritmie cardiache e coronaropatie di una certa gravità ci può essere una controindicazione all’uso di adrenalina: è sempre quindi necessario un consulto cardiologico.